L’effetto dello scivolamento anteriore e posteriore della testa dell’omero sul movimento di rotazione esterna in pazienti con capsulite adesiva di spalla.
La capsulite adesiva primaria e la spalla congelata sono termini correnti utilizzati per descrivere un esordio insidioso della rigidità dolorosa dell’articolazione gleno-omerale. La capsulite adesiva secondaria, d’altra parte, è associata ad una condizione patologica della spalla (ad esempio una frattura dell’omero, una lussazione di spalla, una necrosi avascolare, un’osteoartrite, o un ictus) La capsulite adesiva primaria colpisce dal 2% al 3% della popolazione generale ed è la principale causa di dolore alla spalla e disfunzione nei soggetti di età compresa tra 40 a 70 anni. Shaffer et al. hanno rilevato che né il dolore né il movimento di restrizione presente in soggetti con capsulite adesiva primaria è stato correlato all’età, alla menopausa, alla mano dominante, al lato affetto, alla natura dell’insorgenza, alla durata dei sintomi o ad altre condizioni mediche associate.
Le restrizioni nel range di movimento (ROM) associate ad una capsulite adesiva primaria possono influire sulla capacità del paziente di partecipare alla cura di sé e alle attività di vita quotidiana. Anche se questa condizione è considerata autolimitante ma nella maggior parte dei pazienti si verifica una risoluzione spontanea entro 3 anni, alcuni pazienti possono soffrire di dolore a lungo termine e limitazione nel movimento della spalla ben oltre i 3 anni. Una disabilità di tale durata pone grave difficoltà emotiva ed economica sulla persona affetta. La maggior parte dei pazienti non è disposto a subire questo dolore, questa disabilità prolungata, e la privazione del sonno senza cercare un trattamento efficace. La maggior parte delle autorità in campo medico concorda che la capsulite adesiva è causata da una infiammazione della capsula articolare e dalla sinovia che alla fine si traduce nella formazione di contratture capsulari. La capsula non si incolla all’omero, come il termine adesivo lascerebbe intendere, ma tiene la testa omerale strettamente adesa contro la fossa glenoidea.
Clinicamente, vi è una perdita globale di entrambi i ROM passivo e attivo dell’articolazione gleno-omerale, con la rotazione esterna che di solito è il movimento fisiologico più compromesso. Al momento, nessun trattamento medico, chirurgico, o fisioterapico standard è universalmente accettato come il trattamento più efficace per il ripristino del movimento in pazienti con capsulite adesiva della spalla. Mentre la terapia fisica è comunemente prescritta per questa condizione, alcuni studi hanno trovato benefici con i programmi di riabilitazione. Il trattamento consiste nell’esercizio fisico e nei massaggi. Queste modalità hanno dimostrato di migliorare il ROM della spalla su tutti i piani tranne che nelle rotazioni esterna ed interna. Ci sono prove, tuttavia, che le confermano come le procedure di mobilitazione dell’articolazione gleno-omerale possano ridurre il deficit di rotazione caratteristica di questa condizione, soprattutto nella rotazione esterna. La direzione ottimale della forza e del movimento di mobilitazione dell’articolazione, per ripristinare la rotazione esterna, tuttavia, non è chiaro.
Tradizionalmente, i fisioterapisti utilizzano delle tecniche di scivolamento anteriore della testa omerale sulla glenoide migliorare il ROM in rotazione esterna; una scelta basata sul concetto di movimento “convesso-su-concavo” caratteristica di questa superficie articolare. Al contrario, Roubal et al. utilizzano una manipolazione di scivolamento diretto posteriormente sulla base del “meccanismo di vincolo capsulare “, per ripristinare il ROM in rotazione esterna e interna.
Lo scopo di questo studio è stato quello di determinare la direzione del movimento e l’applicazione della forza (anteriore o posteriore) per mobilizzare l’articolazione gleno-omerale, che si tradurrebbe in un più sostanzioso miglioramento nel ROM in rotazione esterna di spalla, in individui con capsulite adesiva primaria. Il risultato di questo studio potrebbe potenzialmente guidare le decisioni cliniche per quanto riguarda la direzione più efficace di mobilitazione per migliorare la rotazione esterna di spalla in questo gruppo di pazienti.